domenica 10 febbraio 2013

l'editoriale della domenica (ovvietà, come non pensarci...)

solo per puntualizzare l'ovvio.
io ieri scrivo di deadline, come una pivella senza mettere in conto ciò che ormai è diventato prassi.
lui che mi scrive un secondo - metaforicamente parlando - dopo che ho detto "fine".

non si dovrebbe credere alla coincidenze, ma con lui è difficile farlo, perchè è sempre così.
è sempre stato così.
appeno dichiaro che si è arrivati a un punto morto, pare che lui mi ascolti, e in un qualche strambo modo si affacci.
stavolta non ha affondato, e mi piace pensare che sia stato solo un contatto come tanti, come quello di un amico che si rivolge a un'amica ringraziandola (non l'ha mai fatto, per nessuna cosa...) dell'interessamento, e aggiornandola sul suo stato di salute.
purtroppo però così devo resettare nuovamente il calendario, e attendere altri giorni, altre settimane di silenzio per dichiarare la fine anche a questa amicizia che non ha nulla di normale.
proprio ieri che mi sono sentita sollevata, tanto da scriverlo, e in cui ho guardato al suo nome in lontananza e con un sorriso di chi sa che non torna indietro, lui decide di mettersi in balcone e salutarmi mentre passo a testa bassa.
va beh, amen, scelta sua da me evitabile in fondo, se lo avessi bloccato su whatsapp.
ma non l'ho più fatto proprio perchè avevo la certezza che non avrebbe più fatto un passo.
questo non è un passo, lo so riconoscere.
è che quella sua presenza, seppur flebile, riesce comunque a distrarmi, a destabilizzarmi.
è meglio che io torni in me in un batter d'occhio, e che lui non si muova da quell'ultima emoticon inviata.

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