domenica 13 gennaio 2013

l'editoriale della domenica (io e mio padre)

argomento difficile stamattina, ma considerate le 12 ore di beato sonno sviluppate stanotte, credo di poterlo affrontare.

venerdì sera c'è stata una brutta litigata in casa.
papà che risponde a cazzo a mia madre, io che vedo rosso.
quando vedo rosso, purtroppo per me e per chi assiste, lo spettacolo è pesante - fisicamente, psichicamente e direi anche nelle conseguenze.
ho strillato molte cose, con buona pace delle mie corde vocali e della laringite che tanto per questa stagione ha deciso di fare l'abbonamento e ne è stata ben felice dopo quella ghiotta occasione.

mio padre soffre di qualcosa simile al delirio di onnipotenza, che lo fa sembrare - e secondo me lo è, e gli ho detto di cercare una cura per questo, una cura seria da uno specialista - schizzofrenico.
può passare dalla gioia all'incazzatura in pochi istanti, ha l'emotività al pari di un bambino a cui bisogna dire spesso bravo, è competitivo verso noi figli, e molto istintivo.
se per mia madre che lo sopporta da 36 anni sembra tutto gestibile e ormai di routine, per me che comunque ci vivo da 30 ma non me lo sono scelto, a tratti diventa insostenibile, insopportabile.
gli avrei tirato qualcosa se avessi potuto.

siamo arrivati a metterci le mani addosso, prima che mia madre e mio fratello si mettessero in mezzo.
ora capisco come accadono certe tragedie familiari.

mio padre, quando ero piccola, lavorava molto, e rientrava tardi la sera.
erano i tempi in cui sua madre stava molto male, e lui era entrato in una grossa crisi personale.
crisi che però andava a coinvolgere naturalmente il rapporto con mia madre, con la quale quando aveva appena un momento a disposizione preferiva litigare.
la famiglia è stata a un attimo dallo sfasciarsi. mia madre, santa donna per questo, ma forse anche poco coraggiosa, ha fatto un bel respiro ed è rimasta a raccogliere i pezzi.
io papà me lo ricordo poco, da piccola.
me lo ricordo poco presente, poco empatico.
all'affetto ci pensava mia madre, che era una sorta di fucina di sentimenti, una spugna nel bene e nel male.

sono quindi cresciuta con tanto affetto da una parte, e con altrettanta distanza dall'altra.
mia madre riempiva l'affetto di entrambi, mio padre era quello che gestiva le questioni "grosse", quelle economiche, o quelle "di forma", di educazione, che lui stesso giornalmente ora viola.

ma io l'affetto, poco ne davo da piccola e poco ne do ora. a entrambi, purtroppo per mamma.

ora mio padre stesso mi rimprovera di averglielo negato da piccola, come se andasse da sè il dare responsabilità a un bambino di non essere stato sufficientemente affettuoso.
io credo, e su questo punto mi dò ragione senza neanche cercare conferme su wikipedia o su un manuale di psicologia infantile, che il bambino segua l'esempio dell'adulto.
nel mio caso, ha probabilmente fatto talmente tanta impressione il distacco di mio padre dall'aver preso non solo il suo carattere in toto (cosa che mi fa accapponare la pelle, a tratti), ma anche il suo grado di non empatia, pur avendo una madre che ne aveva da bastare per 10.

a 30 anni quasi suonati, rivangare il passato da parte sua, dicendo che si aspettava una "figlia femmina" differente da come sono stata, ma piuttosto "come gliela raccontavano tutti, che una figlia femmina sarebbe stata coccolosa e affettuosa come è nella normalità", è fuori luogo, fa male, fa riflettere, ma non mi fa cambiare idea rispetto all'unico responsabile di tutto questo, che è e rimarrà sempre il suo operato.
troppo facile altrimenti.

lo strappo c'era, ora si è palesato a caratteri cubitali, ma non so se riusciremo a ricucirlo se lui stesso non penserà di fare qualcosa per sè stesso, per il suo benessere mentale, per cercare di godersi la vita facile che ora ha in previsione di tempi peggiori chiamati vecchiaia e annessi, ma non da solo, come è e come è sempre stato, quanto piuttosto in primis con la donna della sua vita, e in secundis con la sua famiglia.
famiglia che gli piace tanto avere raggruppata tutta insieme, ma di cui non riesce a godere perchè ha fatto il vuoto attorno.
siamo attori, ecco quello che siamo.
io così mi sento parzialmente orfana, sono sincera.

per questi motivi rifletto sempre più sul mio assoluto e innegabile bisogno di avere una figura maschile che si prenda CURA di me.
lui in questo senso non c'è mai stato.
non basta il resto della famiglia, gli amici, la psyco per placare la necessità di una CURA fatta di un amore diverso da tutte queste tipologie.
lo stavo cercando in un uomo un po' più grande di me, che per un attimo mi ha dato l'impressione di questa CURA, fatta in strano modo, per carità.
ma paterna, matura, ecco.
purtroppo però, malata.
guarda un po' anche la sua.

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