sabato 8 dicembre 2012

il pre-editoriale surgelato

questo blog non aveva intenzione di muovere empatia alla gente, o compassione, peggio ancora.
tanto meno voleva essere una cartina tornasole di quanto le persone inserite in mailing list potessero accoglierne i contenuti, farli in un certo modo propri, e occuparsi pure di quella scriteriata che li metteva nero su bianco.
a causa però di una dose minima di compiacimento, e una altrettanto minima di aspettative, a un certo punto ho pensato che scrivere le mie cose qui significasse essere considerata al di fuori, avere delle attenzioni, delle cure in più da chi avevo inserito in quella mailing list.

sbagliato, sbagliato di fondo il concetto iniziale, di notificare via mail a chi mi conosce le mie vicende (corollario delle quali sarebbe stato l'attendersi dei feedback, di qualsiasi tipo).
per non incappare perciò in questi arrovellamenti più dannosi che utili, ho deciso che sia giusto che le persone che mi circondano, che sanno di questo blog e ancor più della mia situazione, non ricevano più gli aggiornamenti.
devono essere libere, libere di leggerlo se ne hanno voglia, libere di non dare alcun feedback, e io stessa devo essere libera di scrivere senza pensare che ci sia qualcuno che legga.

non me ne dispiaccio, perchè posso dire che in 13 mesi di vita di questo strano modo di descrivere il mio percorso fisico e psicologico, ci sono stati tanti momenti di empatia raccolti, timidi o più di impatto, come altrettanti in cui ho percepito di essere più sola che mai, non potendo al contempo darne colpa a nessuno.

ciò non toglie, e qui lo dico e qui lo nego, un po' di dispiacere verso giusto un paio di persone che per non so quale motivo sembrano essere diventate impermeabili a quanto mi accade.
non solo per lettura o meno di questo blog, intendo.
dispiacere, bada bene, che significa solo rimettere le mani su alcune certezze, senza morti o feriti.
sono stanca di fare la poliziotta cattiva.
non posso e non devo mettere in riga nessuno, non posso e non ho diritto di dire quali siano "norme comportamentali" giuste o sbagliate.
prendo le misure per me, non per gli altri.
non lo dico perchè "io combatto ogni giorno e sono stanca di combattere, anche con gli altri!", lo dico solo perchè anch'io, a volte, mi fracasso le palle a pensare a come potrebbero andare meglio certe cose, se ci mettessi mano e se andassi verso l'altro per metterceli insieme.
alcune cose cambiano, tutto qui.
priorità, gesti, relazioni.
non sarà un blog a tracciare la linea di chi è dentro e chi è fuori dalla mia vita.

in virtù di tutto questo, e con la consapevolezza che da adesso la mia libertà di scrivere al di fuori di ogni giudizio "familiare" sia realmente piena, mi permetto di essere molto più me stessa.
quella stessa me che ho riletto ieri sera nei "diari segreti" cui non dava conto che alla sua immagine allo specchio.

lunedì andrò a fare sto benedetto tampone contente tutte le possibili cause batteriologiche a trasmissione sessuale e non, e mi levo sto dente, che palle.
ho continuato a sentire lui, per cazzate principalmente, su whatzapp.
non so neanche io perchè, forse solo per solitudine.
ora sembra quasi un contatto amicale, quasi una normalità quotidiana in cui scrivi minchiate senza alcuna ragione fondante, senza giri di parole o convenevoli.
lui è così, superficiale e inadatto alla sensibilità, per cui se mi va di tenermelo come contatto so che mi tocca accettare di poter avere solo una relazione basata sul nulla, o meglio, sulle puttanate che riguardano il suo fallo.
è ridondante, lo so, ma sapermelo vicino senza alcuna pretesa mia nè sua mi tranquillizza.
io non pretendo altro che potergli esprimere ogni tanto una cosa che mi succede, anche senza avere nessun riscontro.
mi sta bene così, e non è una via, non al momento, per un riavvicinamento passo passo come potevo sperare tempo fa.
lui lo so che non mi vorrà mai, e questa normalità nel pensare che non mi vorrà mai me la fa accettare ancora meglio.
io non so se voglio lui o solo il contrario, ma sto capendo che la quotidianità mi aiuta a non vincolarmi in pensieri "mitici", a prendere ogni sua risposta del cazzo come l'ennesima e non l'ultima per cui non più "assoluta" o speciale, ma semplicemente come una risposta.
mi rendo conto che anche fare la poliziotta cattiva con me stessa verso di lui non ha avuto grandissimi frutti.
tutte le costrizioni, le decisioni "finali", i cambi di prospettiva o di strategia, ecco i risultati che hanno dato: nessuno.
o meglio, qualche risultato che poi in un modo o nell'altro si è trasformato per poi tornare al punto di partenza.
non voglio fare propositi, dico che per ora va bene in questo modo.
voglio solo svagarmi, ho un desiderio incredibile di non pensare a nulla, di svuotare la testa e di non riempirla con favole.
paradossalmente, nel quotidiano contatto con lui, quelle favole già si sono esaurite.

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