domenica 19 agosto 2012

l'editoriale della domenica agostiana

cielo blu, sole, 700000 gradi.

oggi parliamo di....?

del fatto che ho scoperto che quando mi arrabbio sono produttiva.
ieri sera, per esempio.
discussione inutile, infinita e veramente incazzosa con mio fratello.
beh, mentre blateravo bestemmie e bestialità e mentre ne ascoltavo altrettante verso di me (di cui vorrei annotarne un paio, tra cui "psicopatica" e " sola sei e sola rimarrai", mai verità furono più brucianti), mettevo a posto casa.
i panni, il letto, i piatti.
quando non sono arrabbiata non mi va mai di farlo.
giuro che vorrei arrabbiarmi più spesso, che casa diventerebbe uno specchio.

con me stessa mi annoio, e per abbattere la noia devo trovare un modo per provare adrenalina, e quale modo migliore se non la rabbia.

rabbia produttiva di ordine in casa.

che soddisfazione.
ormai sono costretta a vivere alla giornata perchè obiettivi futuri non ne ho più voglia di vederne.
che mi illudo e basta.
certo, campare giorno per giorno con quelle 4 cose che ho, e con quelle 4 idee sgangherate, non è che sia il massimo.
gioco di rimessa, se vado troppo avanti mi faccio male.

la solitudine per esempio.
mi insegna tanto, ogni volta che è mia compagna.
in questo calderrimo agosto è stata a braccetto con me tutti i giorni, a parte sparute uscite e chi più ne ha più ne metta.
mi sta insegnando che vivere così, giorno dopo giorno, che mi ha fatto sempre cagare e non è che stia cambiando idea a riguardo, è però possibile.
è possibile anche per me, anche se non ne sono entusiasta e se mi sento di dover opprimere parte delle mie aspirazioni e della mia -perchè no, ce l'ho anch'io anche se ben celata- vitalità.


sto accarezzando l'idea di finire la psicoterapia, che secondo me non avrà gli effetti dovuti.
sono troppo scaltra per lasciarmi plasmare da una specialista.
o meglio, mi accordo perfettamente a ciò che mi suggerisce, ma poi faccio tutto il contrario.
in fondo in fondo, non do retta a nessun altro che a me stessa.


sto accarezzando tante altre ipotesi, quali tagliare con una parte di persone che non mi danno più nulla e a cui non mi va più di dare nulla.
per evitare futuri scazzi e perdite di tempo, chiaramente.
perdere tempo con persone e cose inutili è davvero una gran cazzata.
sono sicura che non sono la sola a trascinare avanti rapporti deteriorati che però hanno fatto parte della routine e delle colonne portanti di un pezzo di vita.
è romantico pensarci, per carità.
ma è il momento di tagliare ponti e allentare le corde.

dal momento che personalmente so che devo tirare avanti solo con le mie energie, e che gli altri voglio che siano solo dei valori aggiunti, che senso ha avere persone accanto che servono solo a ricordare momenti trapassati che non fanno non solo più parte della quotidianità, ma anche proprio di un modo di vivere totalmente estraneo al mio di oggi?

diventerò impermeabile a certi cambiamenti, ne sono certa.
quello che prima faceva male adesso è solo parte del circolo della vita, e lo prendo così, senza troppe lacrime.
quelle le lascio solo a chi dico io, per cui continuerò a struggermi forse all'infinito.

d'altra parte, essere sopravvissuta agli ultimi 8 mesi, con 3 cambi di lavoro e veramente tanti altri cazzi vari, mi ha aiutato a capire che posso superare certi limiti, e che ne posso porne altri che prima non avrei mai pensato di mettere per "paura" di perdere qualcosa/qualcuno di importante.
sto sopravvivendo a molte cose, tra cui per prima alla mia depressione a singhiozzi, alla solitudine, all'ansia, e alle terapie pret-à-porter ovunque.
sto sopravvivendo a pensare che la mia vita sessuale sarà sempre a 3/4 e mai completa.
chi cazzo mai durante la giornata ha questi pensieri????

penso di essere forte per questo, penso di essere cazzuta ad aver preso tutto questo per il collo e pur senza i  risultati sperati, tentare di non vedere sempre e solo buio. ma anche buio.
certo, il consuntivo di tutto questo è che ad oggi sono troppo scazzata per cercare il rosa, e confusa per mettere gli occhiali alla visione miope dei miei obiettivi di vita.

non ho nessuna certezza, e se c'è uno stato di "non-comfort zone" credo sia proprio questo.
la consapevolezza di esserci dentro con tutte le scarpe mi fa solo sperare di imparare sempre di più.
di me, non degli altri, sia chiaro.
anche quella sorta di analisi sociale mi ha stancata.
chiedo venia ai miei studi da sociologa, ma non ne posso davvero più.
da un certo punto di vista rinnegherei qualsiasi educazione, qualsiasi cultura, per sentirmi libera da costrizioni e reinventare me stessa.
ma dal momento che alcune cose inculcate in testa ne faranno sempre parte, sto cercando di accettarmi così e allo stesso tempo di cambiare visione, a costo di perderci.
un tentativo lo posso fare, in culo alla gabbia sociale.

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