domenica 13 maggio 2012

bollettino della realtà

a volte bisogna ammettere a sè stessi che la realtà, quella sotto gli occhi, non ha bisogno di essere edulcorata.
in molti casi la si impacchetta sotto un lieve strato di giustificazioni, a loro volta travestite con l'inchiostro simpatico da auspici, da speranze.
oggi per me probabilmente è una di quelle occasioni.
ho tentato fino ad oggi, negli ultimi 15 giorni, di giustificarmi con me stessa in primis, con il lavoro subito dopo, alcune "inesattezze", così le chiamavo, compiute durante i giorni.
il motto "chi non fa non sbaglia", che mi accompagna almeno da quando ho lavorato nel primo ambiente "social", a Torino, mi ha sempre salvata da me stessa, dai miei capi e dal senso di colpa.

purtroppo, clamorosamente brutto dirlo, in questo nuovo lavoro nel mondo che amo e che ho sempre pensato fosse il mio, il motto va a farsi benedire.
senza nulla togliere al fatto che un altro capo sarebbe più "clemente" di quello che ho - ma d'altra parte forse per il ruolo che ricopre davvero non c'è bisogno di nessun'altra personalità che quella che ha lei - io sbaglio. non sono "inesattezze", sono errori, sono mancanze, sono "inefficienze".

oggi forse è solo il culmine di giorni e giorni in cui sentivo che qualcosa si stava sgranando nel mio ruolo qui, e sopratutto nel mio non-rapporto con lei.
nessuna "tragedia" accade per un solo motivo, ma sempre per una concatenazione di eventi infausti.
e io non ho più giustificazioni.
o almeno, non più sufficienti per lei.
sono passati 60 giorni, proprio oggi è il 60esimo.
ovvero quelli che servono a far capire a un capo se può o meno affidarsi al collaboratore. ci sarebbe anche un viceversa, ma è perdente, perchè il collaboratore non decide della carriera del capo, o non a questi livelli, o non ai livelli a cui io personalmente credo e penso possano essere sufficienti.
ma non è di questo che sto scrivendo.

una volta a Roma (dio sa quando, visto che domenica già loro ripartono per l'America), "ne parleremo".
virgolettato non suona come quello che ho sentito io.
virgolettato non suona come una spada che ti passa da parte a parte altezza stomaco, che in un attimo ti senti svenire, sudi freddo, poi ti si attorciglia ogni organo interno, perdi il sorriso a favore solo di un'espressione triste, di chi sa e pensa e immagina.
non saranno notti felici le prossime, perciò l'unica cosa che posso fare è prepararmi.
sembra una cazzata, prepararsi a ricevere non un rimbrotto, ma molto altro.
e non avrò difese perchè sono cadute con me stessa, quindi non penso di essere convincente nel cercare giustificazioni che non so dove trovare.
non sono adatta a questo ruolo, non con lei come capo.
non ho voglia di rovinarmi la salute, perdere il sonno e la tranquillità.
devo solo ammettere a me stessa che è stato bello, che è stato una soddisfazione, che però non ho saputo gestire.
o meglio, che ho saputo gestire fino a un certo punto, dopo di che, vittima di un'illusione (o almeno così pensavo) e poi di un fatto reale - l'antipatia percepita nei miei confronti- ho perso pezzi di concentrazione e ho commesso errori.
non credo siano madornali, ma grossolani sì, e lo sono per lei, che è la mia cartina tornasole.

per cui ora non so neanche se fare mea culpa o semplicemente scrollare le spalle e dire "va beh, ci ho provato, non è andata. ho cercato di dare il mio 100%, probabilmente non era la percentuale necessaria".
sono in bilico tra senso di colpa e semplice coscienza che questo lavoro, seppur bellissimo, non è ciò che il destino mi ha riservato.

accuserò i colpi, e abbasserò la testa, come il peggiore dei vili.
che poi io vile non mi sento, ma così dovrò farmi vedere perchè è ciò che vuole vedere.
diamo al pubblico lo spettacolo che si attende.
the show must go on.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi