martedì 13 novembre 2012

bollettino # 58 (atTESA)

sono sempre in attesa di risposte, porcogiuda.
attesa vuol dire at-TESA.
quindi non posso stare tranquilla, serena, placida.
è una condizione che odio.
la odio dal tempo degli esami all'università, dei colloqui di lavoro importanti, di altri esiti di altre analisi mie e non mie, dei minuti prima di un appuntamento, della strada per arrivare a lavoro, delle riunioni con gente che non conosco.
tutto perchè l'atTESA tende a farmi andare in overflow di informazioni, supposizioni, panorami, "che succederà?".
la odio doppiamente perchè fosse solo un fattore psichico, non lo gestisco bene ma almeno è solo quello.
no, perchè poi mi prende un dolore alla cervicale che si irradia su tutta la testa, e arriva a SERA, ovvero il momento meno adatto per poter prendere medicine (per non farle cocciare con gli psicofarmaci e la pillola), che mi manda ai matti e ci vado a dormire e mi ci sveglio nel sonno e stento a riaddormentarmi e la mattina mi gira il culo perchè ho dormito a cazzo di cane e devo andare a lavoro col mal di testa e col rodimento.
è tutto un giro, un (cazzo di) cane che si morde la coda.

il bello è che anche quando penso di poter gestire l'atTESA c'è questo ricordino fisico che mi rammenta "stai a dì na cazzata, non sei affatto tranquilla", per cui anche volendo autoconvincersi, proprio non ce n'è.

oggi è l'esempio classico.
e non voglio pensare a domani, o a venerdì.
i giorni dispari sono giorni di risposte, i pari cerchiamo di gestire l'atTESA e intanto le energie vanno a farsi sfanculare.
risultato: zero voglia di fare.
astenia preoccupante, ma non per l'astenia in sè quanto perchè tende a farmi isolare.
e non è l'isolamento in sè il problema, quanto il fatto che io ci stia benissimo dentro.
me lo sento parte integrante, mentre c'è un'altra vocina che dice "devi uscire da questo loop, o rimarrai sola".
lotta intima, e manco tanto intima poi.
perchè ci si mettono pure i miei che mi vedono dentro casa come un'ameba che non riesce più a trovare giustificazioni di certe anomale apatie.
dovrei lottare per me, mi ritrovo a lottare per loro, come al solito.
e intanto il tempo scorre, i giorni pure, i battiti accellerano, quella fitta allo stomaco ogni volta che ci penso, che per carità non è la fine del mondo pure se fosse, ma sarebbe un'altro cancello serrato.

parlo di niente.
per ora.
vorrei solo non pensare a volte.
vorrei essere stupida, ignorante, vivere una vita semplice, in campagna, con una casa, un'orto e una bicicletta, e morire senza sapere di cosa perchè non ho mai fatto un controllo medico.
l'atTESA sarebbe solo il lento scorrere delle stagioni, con i loro frutti di cui godrei ogni singolo giorno.
senza sapere che può esistere la noia.

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