sabato 1 settembre 2012

bollettino # 45 (consapevolezze)

chi mi conosce lo sa, non brillo per tenerezza.
che sia scorbutica lo sanno anche le palline di polvere che girano per casa - pur avendo passato folletto e straccio bagnato in data odierna - facendomi venire l'allergia perenne. alla polvere, a casa, ai cani.
perchè i cani?
perchè è da stamane che li sento abbaiare, tanti, troppi, tutti.
tanto che a una certa ho anche pensato che fossero nella mia testa.
nein.
comunque.

la mia scorbuticità, scorbutezza, scorbutaggine a volte si palesa in modo repentino, e capisco che chi non mi conosce molto bene può rimanerne male, esterrefatto per il suo arrivo così improvviso.
fa parte dei mille cambi di umore degli ultimi mesi, ma certo come cazzo lo vado a spiegare a colleghi che mi conoscono sì e no da 2 mesi e che mi hanno sempre vista sorridente, allegra, casinara.

diventare improvvisamente cupa, senza parole se non mugugni incomprensibili, incazzata insomma, non lo ci si aspetta da me.

mi rendo conto che la "convivenza" con persone -credo- molto vivaci e entusiaste, alcune più giovani ma non  anagraficamente quanto professionalmente parlando, è vista come forzatura da quel lato di me pragmatico, cinico e un po' stronzo.

la convivenza forzata in una stanza di 20 metri quadri, in questi ultimi 2 giorni, ha mosso purtroppo la mia parte rude.
ma non per loro, per carità.
quanto perchè forse ho una diversa prospettiva relativa a ciò che ho già vissuto e ciò che voglio vivere della mia vita, lavorativa e professionale.


d'altra parte sono, nonostante tutto, una persona abituata a stare sola.
sola e solitaria, quindi anche attivamente fautrice di questa condizione.
ho degli amici, ma non ci sto a contatto tutti i giorni buona parte di giornata, e quando ho i cazzi miei per la maggior parte delle volte lo vengono a sapere quando i cazzi sono passati o quasi, o ho quantomeno affrontato il buio per conto mio, e solo quando intravedo la luce allora tiro fuori da casa la testolina di cazzo.
nel mentre però, solo scuse per non farmi vedere.

qui non posso farlo. sono "monitorata".
perciò da una parte mi fa piacere che ci siano stati dei dissapori.
ho l'impressione di essere tornata indietro nel tempo, a quando ero piccola.
un gruppo di persone, una per tutti e tutti per una, dove ogni minima cosa, buona o cattiva, è vissuta insieme.
e anzi, se non condividi passi per stronzo, perchè gli altri ci tengono a che tu e loro siate in empatia.
per ora la storia sembra così, nessuno sa se questa iniziale spinta alla solidarietà sia figlia di questa altrettanto comune condizione lavorativa - che un giorno, potrebbe starci, diventerà routine e con essa lo stesso spirito di gruppo- o se realmente questo strano e variegato gruppo di persone abbia davvero una marcia in più.
quello che mi manca da un po', insomma, ma a cui non sono davvero più abituata.

fatto sta, che testa di cazzo sono e testa di cazzo rimarrò.
è genetico, lo è mio fratello, lo è mio padre.
siamo delle teste di cazzo, degli stronzi che danno tutto, anche il 2000% di loro per poi togliere tutto all'improvviso, perchè ci sentiamo minacciati.
e invece vogliamo stare sempre sul trono, noi teste di cazzo col pallino della leadership e del talento.

spesso critico Padron Frodo per i suoi modi e la sua colossale stronzaggine e la sua stupida formalità.
ma ne sono figlia diretta, c'è poco da fare, e ne ho ereditato tutti questi aspetti a volte estremizzandoli.
faccio una fatica cane delle volte a reprimerli, mi dico "cazzo elena piantala di essere spocchiosa, sei solo una stronzetta" e quando sono di buonumore ci riesco.

quando non lo sono, vedi giovedì e venerdì, ecco il risultato.

spezzo una lancia del cazzo a mio favore, giustificando in parte il mio odio per il mondo, così randomico, col fatto che al sesto/settimo mese di psicoterapia potrebbe essere normale, potrebbe far parte di un passaggio verso una maggiore saggezza.

se poi non dovesse dipendere (anche) da quello, amen.
vedo i miei diretti consanguinei, quindi so che fine faccio.

cambio argomento, che poi un nesso con questo ce l'ha.
nel senso che la mia solitudine, quella "attiva", mi ha fatto pendere l'ago della bilancia di quella domanda che mi fece la stessa psyco illo tempore, e della cui risposta so che mia madre per prima non ne sarà contenta:

non ho nessunissima voglia di avere una relazione.

sono ancora troppo attaccata a pensare "per uno", troppo agganciata alle MIE cose, e MIE e basta, troppo pragmaticamente focalizzata sul fatto che la persona accanto a me "SERVE A...." fare tante cose, a riempire i miei buchi di solitudine.

direte, cazzo elena, ci sei arrivata! lo avevamo capito tanti mesi fa!!!!
pensate sia facile dirsi una verità che si allontana sempre più da quello che mi è stato insegnato come "socialmente accettabile" dalla mia stessa famiglia?
sembrerebbe un atto di ribellione, a cui ho però tentato di non far invadere il lato già consapevole che se ne stava lì, buono buonino, ad attendere la tempesta.
questa verità fa più male a me, credetemi.

al pratico non cambierà nulla, continuerò a fare battute idiote sul fatto che sono sola, o a Spiagnucolare per Azzurro nei momenti di buio (in fondo, lui e buio coincidono), ma per abitudine, non per reale esigenza.
per compagnia.

ho rimandato la seconda cena con l'amico del collega, gli ho detto "magari quando torno da Istanbul".
lui ha risposto "attendo tue".
che stile eh?
non avrà mai mie, se non per dirgli "perdonami ma non è proprio periodo".

mamma mia, quando la psyco mi sentirà dire queste cose....non so che farà.
non so che farò.
non so come farò a farmi sentire il bisogno di avere qualcuno accanto con funzione non materialistica.
per ora, guardo solo al fatto che tra 4 benedetti giorni sarò in una città che sento che potrà piacermi.

conoscendo la mia spocchia, potrei tranquillamente assimilarla alla copia carbone sbiadito del mio paese dei morti viventi.
naaaaaa, sto scherzando.
forse.

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